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Studi genetici sugli emigranti del Sannio

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Studi genetici sugli emigranti del Sannio di Donatella Tramontano *

Studi genetici sugli emigranti del Sannio
di Donatella Tramontano *
La suscettibilità e le conseguenze delle malattie comuni, come quelle cardiovascolari, sono determinati in parte dai geni indipendenti dalla influenza dell’ambiente e in parte dall'interazione di geni con i fattori ambientali e quindi più o meno rilevanti in un certo ambiente. Per testare questa ipotesi un team trans-disciplinare di ricercatori italiani e canadesi si propone di studiare famiglie composte di parenti che vivono in Quebec e nel Sannio, per valutare quali sono i principali fattori genetici ed ambientali rilevanti per l’insorgenza, la progressione e le conseguenze delle malattie cardiovascolari. Così è nato il progetto Imcagen che vede coinvolti nella ricerca l’Università di Napoli Federico II, l’Università di Montreal, con la collaborazione dell’Università del Sannio ed il contributo dell’assessorato alla Ricerca scientifica della Regione Campania. Di seguito il Denaro pubblica l’intervento di Donatella Tramontano, ideatrice e coordinatrice del progetto.


La patogenesi, la progressione e le conseguenze delle malattie più comuni, come le malattie cardiovascolari, il diabete ed il cancro, sono soggetti a influenze genetiche ed ambientali.
Mentre molte componenti ambientali sono stato riconosciute nell'ultimo secolo, le componenti genetiche e genomiche delle malattie complesse cominciano ad essere scoperti soltanto adesso.
Con la progressiva risoluzione del genoma umano, dalla prima pubblicazione nel 2001, si stanno accumulando conoscenze e tecnologie che ci permetteranno di individuare con certezza non solo i i fattori genetici e quelli ambientali che contribuiscono a queste patologie ma ancor più le loro interazioni.
A differenza dei gravi e rari difetti genetici che causano le malattie di monogeniche, come la talassemia, l’emofilia o la fibrosi cistica, i fattori genetici che modulano la suscettibilità individuale alle malattie comuni (le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete, ecc.) sono delle forme funzionalmente diverse di geni (il polimorfismo), che generalmente hanno un effetto modesto di per se, ma, a causa della loro alta frequenza nella popolazione e delle loro interazioni, possono essere associati ad un alto rischio.
I fattori ambientali possono rivelare o facilitare l'espressione di tale geni di suscettibilità (che determinano un tratto o un fenotipo) o di protezione. D’altra parte, nelle malattie comuni gli effetti genetici possono essere considerevolmente amplificati dalla presenza di fattori scatenanti.
Ci sono prove che la maggior parte dei geni considerati fattori di rischio per le malattie comuni non hanno soltanto un ruolo eziologico, ma un piuttosto agiscono in risposta sia a fattori endogeni, inclusi il sesso e l'età, sia a fattori esogeni, come stress, dieta, clima, condizioni di lavoro, stato socioeconomico, infezioni e altre malattie, farmaci e molto altro. La comprensione delle interazioni tra i fattori ambientali e quelli genetici è critica per capire la patogenesi delle malattie multifattoriali, che sono le principali cause di morbidità e la mortalità per la nostra specie.
Per comprendere il ruolo relativo della componente genetica e di quella ambientale nell'eziopatogenesi delle malattie multifattoriali, è cruciale usare modelli innovativi che siano da un lato statisticamente potenti e dall’altro abbastanza flessibili da racchiudere tutta la complessità dalle interazioni gene-ambiente nella modulazione delle malattie cronico degenerative. Le malattie più comuni, dall'ipertensione, al diabete, all’ipercolesterolemia ed anche parecchi cancri, come quello della prostata, aggregano in famiglie per questo le famiglie sono state utilizzate come modello in molti studi. come un modello di studio. Purtroppo il potere investigativo di questo modello e le conclusioni che possono essere tratte dalle analisi statistiche dei dati sono fortemente limitate dalla consapevolezza che parenti che vivono nella stessa area geografica condividono oltre ai geni anche l'ambiente.
Gli emigranti sono un altro modello molto utile per lo studio delle interazioni geni ambiente. Esposti a condizioni ambientali molto diverse nei paesi ospiti ne accettano le abitudini rinunciando a quelle del paese di origine mentre conservano inalterato il patrimonio genetico originale (la frequenza allelica ancestrale). I numerosi studi condotti sul modello “emigranti” hanno analizzato principalmente, se non esclusivamente, il ruolo della componente ambientale confrontando la prevalenza di certe malattie nei paesi di origine ed in quelli ospiti.
Il progetto Imcagen è nato con lo scopo di combinare il potere investigativo degli studi su famiglie e con quello sugli emigranti analizzando l’effetto della componente genetica, di quella ambientale e le loro interazioni sull’insorgenza la progressione e le conseguenze delle malattie cardiovascolari in famiglie i cui membri risiedono nel paese di origine e in quello ospite.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, una massiccia onda migratoria è partita dall’ Italia meridionale verso molti paesi tra i quali Canada ed Australia. In particolare, tra 1950 e 1965, molti emigranti dal Sannio, l'area geografica che comprende parte della Campania, del Molise e della Puglia, sono giunti a Montreal. Questi nuovi Montrealers sono stato esposti a un clima molto diverso, abitudini e stile di vita diversi, situazione economico, sociale e condizioni di lavoro molto diverse.
La tipica dieta mediterranea a base di frutta, verdure e olio d'oliva è stato in larga parte sostituita da una dieta nord americana più ricca in proteina animali e grassi saturi. In più, la maggior parte dei soggetti provenivano da aree rurali e si è trovato a risiedere in un ambiente urbano.
Gli emigranti sanniti, così come i loro discendenti attualmente residenti nell'area di Montreal ed i loro consanguinei residenti nel Sannio, sono al momento nell'età di insorgenza e sviluppo di malattie cardio-vascolari.
Famiglie con parenti di primo grado che vivono sia nel Sannio e a Montreal, il “Modello Sannita”, offrono un'opportunità unica di testare la nostra ipotesi di lavoro rappresentata dalla suscettibilità ed dalle conseguenze delle malattie complesse come, ad esempio, quelle cardiovascolari, determinate in parte da geni indipendenti dall’ambiente ed in parte da geni sensibili all’ambiente.
L’impatto dell’interazione dei geni e ambiente può, quindi, essere più o meno rilevante solo in un certo ambiente. Per l’esecuzione e l’organizzazione del Progetto Imcagen è stato costituito un team internazionale e trans disciplinare al quale partecipano ricercatori italiani e canadesi di diverse istituzioni.
Determinare il contributo rispettivo dei fattori genetici e di quelli ambientali e la loro interazione significa raggiungere gli obiettivi di Imcagen:
• sviluppo di un modello per le malattie cardiovascolari, dai meccanismi molecolari agli esiti, basato sulla comprensione dell’ interazioni geni x di ambiente;
• nuova classificazione delle malattie complesse basata sulla risoluzione di modelli di interazione di gene-ambiente, permettendo così di disegnare approcci terapeutici e diagnostici che permettano una gestione più mirata delle malattie cardiovascolari;
• migliorare le misure preventive di sanità pubblica.
Il successo nella ricerca dei probandi, delle 150 famiglie e il loro l’arruolamento, equivale al successo del progetto Imcagen ed è strettamente legato ad una opera capillare di diffusione del progetto e dei suoi scopi.
Per questi motivi il lavoro di promozione del Progetto Imcagen sarà un’attività primaria nelle sue fasi iniziali. La strategia è quella di utilizzare tutti i possibili canali di comunicazione che possano permettere a livello locale la diffusione della conoscenza del progetto sul territorio.
Considerata la complessità dello studio sappiamo che il suo successo può essere assicurato solo dalla integrazione e la interazione di professionalità molto diverse dalla biologia all’etica dalla cardiologia all’economia dalla geografia alla genetica molecolare, dal diritto internazionale alla bioinformatica. Quindi, saremo lieti di collaborare con tutti coloro che crederanno nella nostra idea.
Oltre al valore clinico, studi del genere hanno un forte nel valore sociale contribuendo a sensibilizzare la popolazione alle problematiche connesse alle migrazioni, trasformando questa occasione in palestra di accoglienza e tolleranza della diversità.

*ordinario di Biologia
applicata, dipartimento di Biologia e patologia cellulare e molecolare “L. Califano”, Università degli studi di Napoli “Federico II”
 
Il Denaro  18-06-2005

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