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Intervista a Donatella Tramontano di Paola Silvestro ROMA cultura 4 n

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È convinta della necessità di pensare alla salute in termini di benessere generale, non soltanto legato all’ambito sanitario, Donatella Tramontano, professore ordinario di biologia applicata alla facoltà di medicina della Federico II, attualmente impegnata nella ricerca sul ruolo dei meccanismi molecolari di protezione degli antiossidanti alimentari. Insieme con la sua famiglia ha dato vita, nel 2005, alla Fondazione Gens (www.fondazionegens.it), una Onlus nata per promuove la ricerca sulla interazione tra geni ed ambiente nelle malattie non trasmissibili. La Fondazione GENS Onlus ha sostenuto anche iniziative culturali intese quali possibili elementi di prevenzione.

 

Innanzitutto quali sono  queste malattie?

Sono le malattie tipiche del nostro tempo, figlie anche dell’urbanizzazione: obesità, diabete, ipertensione e cancro, che hanno rimesso al centro dell’attenzione la necessità di ripensare alla connessione tra ambiente urbano e salute pubblica.

 

Perché?

Dati oggettivi testimoniano la maggiore incidenza di tali malattie nelle aree urbane piuttosto che in zone rurali e se si pensa che nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione residente in città ha superato quella delle zone agricole e se si calcola che nel 2030 ben il 60% della popolazione mondiale risiederà nei grandi centri urbani emerge la necessità di trovare elementi di prevenzione, anche perché il peso di queste patologie, sia in termini sociali che economici, sta diventando insostenibile anche per i paesi più ricchi.

 

Come agire quindi?

Innanzitutto ricordandosi, come è stato sancito nella Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1946, che “la sanità è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un assenza di malattia o d’infermità” e che come confermato e sviluppato nella Carta di Ottawa, vent’anni dopo, è necessario attuare politiche di promozione e prevenzione a tutela della salute che coinvolgano diversi aspetti delle società. Con Fondazione Gens, vogliamo diffondere questi principi e creare anche occasioni di riflessione e magari di collaborazione con enti, istituzionali o meno, per pensare ad una  nuova visione della città in grado di prevenire eventuali patologie.

 

Ritiene necessaria una collaborazione multidisciplinare per favorire un miglioramento delle condizioni di vita e quindi della salute?

Assolutamente si, credo che solo un interazione tra i saperi possa fornire gli strumenti per affrontare i problemi rappresentati da queste malattie.  Urbanisti, economisti, politici, medici dovrebbero iniziare a pensare ad un nuovo modello di città capaci di tutelare la salute dei propri cittadini.

 

Quanto la cultura può contribuire?  

Tanto. In realtà cultura è l’intero ambiente in cui un individuo è immerso. Le caratteristiche urbanistiche dei luoghi di appartenenza, il suo sistema socio-culturale di riferimento, le relazioni interpersonali. Noi sosteniamo iniziative culturali per contribuire al miglioramento delle condizioni socio-culturali in cui la popolazione vive. La fruizione di esperienze culturali va considerata come pratica di promozione della salute da sostituire a ciò che può essere fonte di disagio, causa di stress, fattore di rischio per la salute. Il vivere male provoca danno, una città malata fa ammalare i suoi cittadini

 

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