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Emigrazione e genetica il Canada studia il Sannio

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23 giugno 2005

LA RICERCA

Il primo studio sulle malattie cardiovascolari determinate dalle mutazioni ambientali
Emigrazione e genetica il Canada studia il Sannio


Se due gruppi di persone appartenenti ad uno stesso nucleo familiare, vivono in luoghi diversi, corrono gli stessi rischi di ammalarsi sol perché titolari di un patrimonio genetico simile? Ancora. L´espressione dei geni di quelli che abbandonano il paese natìo subiscono influenze ambientali nel nuovo posto di residenza?
A rispondere ci proverà, in particolare per l´incidenza di patologie cardiovascolari, una ricerca che coinvolgerà 150 famiglie (800 - 1000 soggetti) emigrate in Quebec tra la fine della II guerra mondiale e fino al ‘65. Imcagen ("Learn from the Past to Make a Better Future"), è il titolo dello studio che sarà condotto contemporaneamente da un team trans-disciplinare guidato dall´ordinario di Biologia applicata della Federico II Donatella Tramontano e dal direttore scientifico dell´università di Montreal Pavel Hamet, in collaborazione con l´ateneo del Sannio. È la prima volta che viene proposto un modello di analisi che comprende gli emigrati. «Ceppi di una stessa famiglia condividono gli stessi geni e, in genere, lo stesso ambiente», spiega la Tramontano, «Gli emigranti invece, sono esposti ad ambienti diversi ma hanno anche geni diversi. Noi valuteremo soggetti consanguinei, in parte residenti a Montreal, in parte nel Sannio (a Casacalenda sono già state individuate le prime 25 famiglie)». Ci vorranno sette anni di lavoro da svolgere tra Canada e Sannio: dalla provincia di Campobasso a quella di Benevento e fino al limite con l´avellinese. Il protocollo si compone di vari step: tra i primi la visita e uno screening per malattie cardiovascolari, seguiti dal prelievo di sangue e, subito dopo, dall´analisi biochimica generale, mentre nella fase finale verrà estratto il Dna per esaminare tutto il genoma. Per individuare i geni specifici di malattie cardiovascolari e contemporaneamente sensibili all´impatto ambientale. A cosa servirà la ricerca? «Una volta scoperti questi geni si potrebbe intervenire per modificare l´ambiente e, quindi, anche incidere sull´insorgenza di malattie cardiovascolari», risponde la Tramontano. Che precisa anche: «Si badi bene, per ambiente si intende una situazione molto ampia che comprende lo stress metropolitano, la condizione urbana rispetto a quella rurale, la dieta nordamericana confrontata con quella mediterranea, e le condizioni socioeconomiche». Il progetto, alla cui realizzazione contribuiranno l´assessore all´università Teresa Armato, è stato presentato dal docente e dal rettore della Federico II Guido Trombetti al centro congressi Partenope.

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